di Valeria Rossi - tratto da "Ti presento il cane"
Molta gente ancora non ha capito cosa si nasconde
dietro al traffico di cuccioli dall’Est europeo, ovvero dei
cuccioli commercializzati dalla stragrande maggioranza dei
negozi e dei cosiddetti “puppy mills”, ovvero sedicenti
allevamenti che si pubblicizzano con frasi come “Dieci (o
venti, trenta…) bellissime razze! Spedizioni in tutta
Italia, isole comprese!”…come se i cuccioli fossero
armadietti per la cucina.
Ma che c’è di sbagliato, in fondo, in questi cuccioletti di
provenienza ungherese o rumena, che appaiono tanto carini e
che (secondo la vox populi, perché la realtà è un po’
diversa) costano meno di un cane di allevamento?
Forse i cani di allevamento sono un po’ più belli…ma se non
si è intenzionati a fare esposizioni, cosa importa se
un’orecchia è un po’ più lunga, o se il pelo è un po’ meno
soffice?
Altra obiezione “classica”: ma andiamo,il cucciolo è un
cucciolo, punto e basta! Cosa sono tutti questi problemi? La
cosa più logica da fare quando si decide per l’acquisto è
andare a cercare il posto: a) più comodo, b) più economico.
Partiamo allora da quest’ultimo punto, chiarendo subito che
i cuccioli dell’Est non sono mai “a buon prezzo” come
potrebbe sembrare a prima vista.
Infatti quel (poco) che si risparmia all’atto dell’acquisto
verrà vanificato dalle spese veterinarie sostenute per
rimettere in sesto un cane quasi sempre malato, spesso
gravemente.
Ma è proprio vero che i
cuccioli dell’Est sono quasi sempre malati?
Purtroppo sì, è vero. Ed è vero perché sono allevati “a
basso costo”.
Ma questo non significa assolutamente che ci si sforza di
venire incontro al cliente per fargli spendere meno!
Significa invece che:
a) i cuccioli nascono da genitori
scelti a casaccio, senza criteri selettivi, perché i test
per verificare la presenza di tare genetiche costano cari.
Quindi non si fanno. Nessuno controlla le patologie oculari,
la displasia dell’anca e del gomito, le malattie cardiache
ereditarie. Se i genitori sono affetti non vengono mai
esclusi dalla riproduzione (come avviene in un buon
allevamento), ma usati (anzi, sfruttati) a più non posso. E
i cuccioli ereditano queste malattie;
b) le fattrici sfornano una cucciolata dopo l’altra, ogni
sei mesi, senza alcun tempo di ripresa: non sono accudite
amorevolmente dopo il parto, ma messe lì in attesa del
prossimo calore, come in una catena di montaggio. Ovviamente
questo debilita immensamente le cagne, e da madri debilitate
possono nascere solo cuccioli deboli;
c) per le madri si usa cibo a sua volta a basso costo, e
quindi di bassa qualità, che debilita ancora di più le
cagne. I cuccioli vengono a malapena svezzati – sempre con
cibo di bassa qualità – e poi impacchettati e spediti,
perché tenerli più a lungo comporterebbe un costo aggiuntivo
che i “cagnari” si guardano bene dal sostenere;
d) i cuccioli vengono “impacchettati e spediti” intorno ai
30-35 giorni di età, perché a 40 giorni (età in cui
risultano più “appetibili” per il cliente) devono già essere
in vetrina. Questo significa che non possono essere
vaccinati (la prima vaccinazione non si può effettuare prima
dei 50 giorni perché non avrebbe alcun effetto, essendoci
ancora in circolo gli anticorpi materni). Inoltre, a questa
età, il sistema immunitario del cucciolo non è ancora
completamente sviluppato: quindi i cani non hanno
letteralmente difese contro gli agenti patogeni, i virus, i
batteri che possono incontrare sul loro cammino;
e) i cuccioli, per arrivare in Italia dall’Ungheria o dagli
altri Paesi sedi dei canifici, viaggiano per almeno due
giorni (debilitati e senza alcuna protezione vaccinale) su
camion senza riscaldamento, stivati come galline in
gabbiette non igienizzate che hanno visto passare altre
migliaia di cuccioli…con i risultati che si possono
facilmente intuire.
Perché, allora, i commercianti
acquistano i cani dell’Est?
Perché gli allevatori di qualità, che selezionano con cura e
amano i loro cuccioli come se fossero loro figli, ben
difficilmente vendono ai negozi: infatti gli allevatori di
qualità selezionano anche i clienti. Vogliono conoscerli,
sapere chi sono, seguirli lungo tutto il cammino della vita
del cucciolo. Questo non sarebbe possibile se i cuccioli
venissero consegnati a un rivenditore.
In Italia, ovviamente, non ci sono solo allevatori di
qualità (magari!)…ed esistono anche allevatori che rivendono
ai negozi: ma il loro prezzo non è mai inferiore ai 250-300
euro.
I cani dell’Est costano circa 50 euro…e i conti sono presto
fatti.
All’importatore-grossista, così come al rivenditore finale,
non importa se qualche cucciolo muore e/o qualcun altro dev’essere
sostituito: il risparmio è tale che possono mettere in conto
un 50% di decessi senza che questo renda meno remunerativo
l’affare…e infatti la percentuale di cuccioli dell’Est che
non sopravvive all’importazione si aggira proprio intorno al
50%. Alcuni muoiono durante il viaggio…molti, purtroppo,
nelle case dei nuovi proprietari.
Eppure i cuccioli in vetrina
sembrano sempre in ottima forma! Come possono essere tutti
malati?
Purtroppo possono, eccome.
Solo che, appena sbarcati in negozio, vengono immediatamente
riempiti di gammaglobuline (e talvolta anche di eccitanti)
per “mascherare” la situazione reale, che si manifesta
sempre e solo dopo la vendita.
I cuccioli dell’Est vengono
venduti solo in negozio?
No, purtroppo: anche molti sedicenti allevatori sono in
realtà degli importatori.
In generale, tutte le strutture che garantiscono la “pronta
consegna” di qualsiasi razza di cane sono altamente
sospettabili.
Un altro mezzo di diffusione molto noto (e – cosa
vergognosa! – addirittura promosso, recentemente, dal Tg5)
sono le cosiddette “Fiere del cucciolo”, “Cucciolandie” e
affini.
Se un cucciolo muore dopo pochi
giorni dall’acquisto, non si dovrebbe avere diritto a un
risarcimento?
Certo, la legge lo prevederebbe…ma i negozianti mettono –
ovviamente – le mani avanti per tutelarsi.
Ecco alcuni tipici segni di fregatura in arrivo:
a) richiesta di denaro contante e rifiuto di assegni,
bancomat, carta di credito;
b) richiesta di firmare una “garanzia” che, se letta
attentamente, conterrà sempre assurdità quali la durata di
24-48 ore (pazzesco! Il tempo di incubazione delle più
comuni malattie virali è di quindici giorni!), il divieto di
far visitare il cucciolo da veterinario diverso da quello
suggerito dal negoziante (sembra incredibile, ma abbiamo
visto anche questa!) e/o altre postille varie che di fatto
sollevano il venditore da qualsiasi responsabilità;
c) la mancata consegna di scontrino fiscale per quanto
riguarda il cucciolo: sullo scontrino troverete solo le voci
relative al cibo, alle ciotole ecc.
Se un cliente la mette proprio giù
dura, il negoziante solitamente sostituisce il cucciolo con
un altro (sempre dell’Est, ovviamente!): sappiamo di un caso
in cui è morto ANCHE il secondo cucciolo, per di più in una
famiglia in cui era presente un bambino…e si può immaginare
la sua felicità in tutto questo.
Comunque, in alcuni casi, è ancora possibile intentare una
causa ed essere risarciti (anche se si è firmato un
contratto-capestro).
Non intendiamo, da queste pagine, dare ulteriori armi ai
negozianti disonesti e spiegare loro come difendersi meglio:
quindi, se volete saperne di più, scrivete all’indirizzo
della redazione o mandate una e-mail a canidellest@tipresentoilcane.com.
Vi metteremo in contatto con l’avvocato Simona Mosconi, che
dopo essere stata a sua volta vittima di questo losco
traffico (il suo west highland è vissuto solo dieci giorni)
è riuscita a far sequestrare i cuccioli dell’Est venduti da
un grande pet-shop di Milano ed è ancora sulla breccia,
insieme alla nostra rivista, per proseguire questa
battaglia.
Tutti i cani dell’Est europeo
sono cuccioli di scarto?
Ovviamente no! Questo traffico riguarda solo i cosiddetti “canifici”,
ovvero gli allevamenti “a basso costo” in cui si producono
cuccioli badando solo alla quantità e non alla qualità.
In Ungheria, Romania e altri Paesi europei esistono anche
ottimi allevamenti, che producono ottimi cuccioli…e NON li
vendono ai negozi italiani, così come non lo fanno, per i
motivi già visti, i migliori allevatori di casa nostra.
Quando si parla di “cuccioli dell’Est” ci si riferisce
sempre e solo ai canifici: è importante (e corretto!)
specificare che all’Est non ci sono solo canifici, ma è
ancor più importante ricordare che i cuccioli che vengono
importati e rivenduti da negozi e fiere sono SOLO ED
ESCLUSIVAMENTE cuccioli di scarto.
Se il negoziante vi parla di cuccioli “figli di campioni
ungheresi”, nove volte su dieci vi sta truffando!
Chiedetegli la dimostrazione pratica di quanto sta
affermando…e vedrete che succede.
Perché nessuno fa nulla per
fermare questo traffico?
La risposta è davvero molto triste: perché E’ TUTTO LEGALE.
Cagnari, canifici e negozi si pubblicizzano impunemente
dalle pagine di quotidiani, riviste e perfino riviste
specializzate (per quanto ne sappiamo, “Ti presento il cane”
è al momento l’UNICA rivista che rifiuta la pubblicità di
importatori e rivenditori di cuccioli dell’Est), perché la
legge italiana non si interessa del problema; i media non si
interessano del problema; nessuno se ne interessa finché
magari non acquista un cucciolo per i suoi bambini e il
cucciolo muore.
E’ perfettamente legale importare cuccioli, purché in regola
con le vaccinazioni: ma i libretti si falsificano senza
problema, basta un veterinario complice.
E’ perfettamente legale (ed è VERGOGNOSO che lo sia) esporre
i cuccioli in vetrina, a rotazione, così se uno solo di essi
fosse malato è garantito che impesta anche tutti quelli che
arriveranno dopo di lui (ma intanto ci sono la
gammaglobuline!).
E’ perfettamente legale, sempre con la complicità di un
veterinario, “dopare” letteralmente i cuccioli per farli
sembrare vispi e allegri: basta che il veterinario dichiari
che avevano bisogno della somministrazione di quei tali
farmaci.
Purtroppo sì, è proprio così: i veterinari complici non solo
esistono, ma sono anche numerosissimi.
E l’Ordine dei Veterinari, invece di cercarli uno ad uno e
di radiarli ignominiosamente, si preoccupa di punire chi
cerca di offrire un servizio sociale…come sta accadendo alla
Mutua veterinaria di Torino, di cui parleremo nel prossimo
numero.
Di cani dell’Est ho tentato personalmente di parlare ai
media (innumerevoli e-mail, fax e lettere spedite a Maurizio
Costanzo, Striscia la Notizia e altri): non ho mai avuto
nessuna risposta.
Stessa sorte per molte altre persone che conosco,
dall’animalista sfegatato al semplice cinofilo a cui è morto
il cucciolo tra le braccia.
Certo, in questo traffico sono implicate troppe realtà:
negozi, allevatori, veterinari, lo stesso ENCI (che voltura
i pedigree ungheresi senza fiatare, dando ai cani dell’Est –
o almeno a quelli sopravissuti - un pedigree italiano e la
possibilità di riprodursi)…e ovviamente lo Stato italiano,
che permette le importazioni senza sufficienti accertamenti.
Andare a mettere il dito nella piaga rischia di sollevare un
vespaio non indifferente…e forse per questo, TUTTO TACE.
Tutti i negozi vendono sempre e
solo cani dell’Est?
No, non tutti: anche se purtroppo si tratta della stragrande
maggioranza.
Però ci sono anche negozianti-allevatori che vendono i
propri cuccioli, talora di ottimo livello.
Come faccio a capire se il
negoziante vuole vendermi un cucciolo-truffa?
E’ molto semplice. Basta:
a) chiedere la provenienza esatta del cucciolo e farsela
mettere per iscritto.
Ricordiamo che i venditori senza scrupoli cercheranno sempre
di far leva sui nostri sentimenti, facendoci sentire
addirittura dei disgraziati se facciamo domande precise: ma
come? L'amore per il cane non viene prima di ogni altra
cosa?
Che ci importa della provenienza, dell'età, del pedigree e
di tutte queste sciocchezze?
ATTENZIONE: il gioco è vecchio e sporco...e funziona a
meraviglia da anni. Ma è ora di finirla.
Se il venditore accenna a motivazione sentimentali per
sviare le nostre domande, rispondiamogli gentilmente che
poiché il cucciolo non ci viene regalato, ma dobbiamo pagare
per averlo, siamo "costretti" a tutelarci e a chiedere
precise garanzie come avviene per qualsiasi compravendita.
Quindi restiamo fermi nelle nostre richieste, e se non
vengono accontentate andiamocene senza accettare
compromessi.
Di musetti dolci come quello a cui potremmo rinunciare è
pieno il mondo: di truffatori, per fortuna, no.
b) richiedere una garanzia sanitaria (sempre scritta!) di
almeno venti giorni. Se il cucciolo fosse in buona salute e
regolarmente vaccinato, il negoziante non rischierebbe
nulla, fornendola.
Se non vuole farlo, è perché ha la coscienza sporca.
Come ci si può tutelare?
Innanzitutto nel modo più semplice: non comprando cuccioli
in negozio né alla fiere, e non comprando cuccioli da nessun
sedicente “allevamento” che venda cuccioli di oltre dieci
razze.
Allevare è un lavoro impegnativo, difficile, che richiede
amore e pazienza: è già difficile farlo con una-due razze.
Con dieci è impossibile.
Chi alleva troppo alleva sicuramente male: può essere un
“cagnaro nostrano” o un importatore, ma in ogni caso non vi
darà molte garanzie di salute, bellezza e carattere. Quindi,
meglio evitare in ogni caso.
Se volete un cane a basso costo, se non vi interessa farlo
riprodurre, se non vi importa nulla di esposizioni o prove
di lavoro…i canili sono ZEPPI di cani di ogni età, sesso,
forma e colore che aspettano solo una famiglia.
Perché cercare proprio il cane di razza?
La risposta più classica è : “Perché mi piace esteticamente.
E poi perché da un cane di razza so esattamente cosa
aspettarmi: so quanto sarà grande, che tipo di pelo avrà,
che carattere avrà!”.
Be’…con i cani dell’Est questo non è MAI vero. Il vostro
cucciolo, da adulto, somiglierà – questo sì – alla razza di
cui vi eravate innamorati…ma non sarà un BEL rappresentante
di quella razza e soprattutto non avrà mai un carattere
corrispondente a quello descritto dallo Standard di razza.
Un po’ perché, dove non c’è selezione, non ci sono neppure
risultati (né morfologici, né caratteriali): un po’ perché
il distacco precoce dalla madre e i traumi subiti da TUTTI i
cuccioli dell’Est causano immancabilmente problemi di
carattere.
Tra i cani dell’Est ho già incontrato personalmente
Labrador, husky e golden mordaci, rottweiler timidissimi,
beagle inavvicinabili dai bambini e così via.
Se nessuno comprasse più i
cuccioli dell’Est, quei poverini che fine farebbero?
Questa domanda sembra assai più sensata di quanto non
sia…perché in realtà non dovremmo preoccuparci di “salvare
dei cuccioli”.
Se nessuno comprasse più cani dell’Est, i negozianti
smetterebbero di rifornirsi dagli importatori. Se gli
importatori non comprassero più cuccioli, gli allevatori
smetterebbero di produrli e si dedicherebbero ad altro.
I cuccioli non vengono al mondo da soli: se nessuno potesse
più godere del business a loro legato, si smetterebbe
semplicemente di far nascere dei poveri infelici.
Per quanto riguarda quelli già presenti, occorrerebbe SUBITO
una legge severa sulle importazioni (legge che NESSUNO sta
richiedendo con sufficiente forza: neppure le associazioni
animaliste): a questo punto dovrebbe partire una bella
indagine sui cuccioli già presenti in Italia. Quelli in
perfette condizioni potrebbero essere
commercializzati…mentre gli verrebbero sequestrati, affidati
a canili sanitari e poi dati in adozione (ma gratuitamente,
dopo essere stati curati).
Non so se una legge seria ci sarà mai: noi ci proviamo…ma
visto come il Governo ha affrontato il problema dei “cani
pericolosi”, ho seri dubbi su quello che potrebbe inventare
per arginare il traffico dei cani dell’Est.
Quindi, al momento, le uniche cose da fare per contrastare
questo traffico sono due:
a) NON COMPRARE cuccioli nati in un canificio:
b) INFORMARE più persone possibile: parenti, amici…e pure
nemici, perché troppa gente ancora NON SA. Ed è così che
questo traffico prospera: sull’ignoranza del pubblico…e
sulla pelle dei cuccioli.
E’ possibile che un
negoziante sia in buona fede, e non sappia cosa si nasconde
dietro a questo traffico?
Per quella che è la mia personale esperienza, NO. Non è
possibile. Semplicemente perché non è possibile che il
negoziante consideri “normale” una percentuale di cuccioli
malati e/o morti come quella che riguarda i cani dell’Est.
Tutti i commercianti che finora sono stati messi alle
strette, anche se al cliente avevano fatto credere di essere
degli ignari angioletti, alla fin fine sono risultati
perfettamente consapevoli.
E’ dura farglielo ammettere (è stata dura anche per la
Guardia di Finanza, nei casi che ha trattato)…ma finora la
realtà pare essere sempre e solo questa: negozianti e
cagnari sanno benissimo quello che fanno.
ALCUNE CONSEGUENZE DELLA TRATTA DALL'EST
- recrudescenza della diffusione di malattie che erano ormai praticamente SCOMPARSE dal panorama cinofilo italiano, come cimurro e parvovirosi. I cani dell'Est, debilitati e malnutriti, rappresentano un prezioso serbatoio per questi virus che sono tornati ad appestare le nostre città, diffondendosi a macchia l'olio con gravi conseguenze per TUTTI i cani italiani;
- estrema difficoltà di controllo
delle malattie genetiche (displasia dell'anca e del gomito,
patologie oculari, patologie cardiache ecc).
Quasi tutti i Club di razza si stanno dando un gran daffare
per monitorare e selezionare la popolazione canina,
escludendo dalla riproduzione i cani portatori di tare:
mentre i cani dell'Est sono quasi immancabilmente affetti da
tare genetiche, perché su di loro non esiste NESSUN
controllo.
Quando arrivano in Italia e l'ENCI - senza alcun controllo -
concede loro un pedigree italiano, questi cani vengono quasi
immancabilmente messi in riproduzione dai loro proprietari,
a cui fa piacere avere una cucciolata (anche perché
persistono dicerie infondate come quella secondo cui la
cagna "deve" partorire almeno una volta nella vita) e che
ovviamente non hanno idea del danno che possono causare alla
razza.
La maggior parte delle persone non sa neppure cos'è il
controllo delle malattie genetiche: e non capisce che, se è
giusto che il mondo sia dei belli e anche dei meno belli...non
è giusto che sia anche dei cani malati, almeno quando si
avrebbero i mezzi per evitarlo;
- un'infinità di persone letteralmente truffate e di bambini disperati perché il cucciolo tanto sognato gli è morto tra le braccia dopo pochi giorni;
- sensibile danno per l'allevamento
italiano di qualità, che pur affrontando spese ed impegni di
grande rilevanza rischia di non vendere i propri cuccioli
(sani e tipici).
Perché? Ma perché è considerato "troppo caro"!
Commercianti e cagnari, in realtà, riescono a vendere il
cucciolo a qualche centinaio di euro in meno: intanto ci
stra-guadagnano lo stesso.
Così gli allevatori seri, per stare almeno nelle spese,
devono effettivamente vendere i cuccioli a un prezzo più
alto di quello che potrebbero tenere se fossero solo loro a
coprire la richiesta nazionale.
Infatti, vendendo di più, potrebbero produrre "un po' di
più" : certamente non con i ritmi dei canifici, che oltre ai
cuccioli stressano anche le cagne facendole coprire ad ogni
calore...ma una cucciolata in più all'anno potrebbero
pensare di farla.
E producendo di più e avendo un mercato su cui contare
potrebbero abbassare leggermente i prezzi.
In questo modo ci sarebbe anche una maggior produzione di
qualità su cui contare e tra cui scegliere i migliori
riproduttori, per elevare sempre più il livello della nostra
cinofilia.
Mentre oggi capita che allevatori serissimi e
coscienziosissimi non abbiano prenotazioni , mentre i
cuccioli della stessa razza provenienti dall'Est arrivano
letteralmente a carrettate, vanno in vetrina e vengono
venduti a ritmi vertiginosi.
CONCLUDENDO:
Se possibile, evitate l’acquisto del
cucciolo a Natale: ai vostri bambini regalate una foto della
razza che avete scelto, con scritto “Buono per l’arrivo di
un meraviglioso cucciolo, non appena l’allevatore sarà
pronto per consegnarcelo”.
Ma se proprio DOVETE acquistare il cucciolo sotto le feste,
se pensate di non poter sopravvivere un mese in più, se
siete assolutamente sicuri che questi siano gli UNICI giorni
adatti…allora, vi prego, non comprate cani dell’Est. Per
nessun motivo al mondo, qualsiasi favola vi raccontino o
provino a raccontarvi.
E se invece avete capito le mie parole, e avete creduto a
quella che è semplicemente la verità…parlatene anche con i
vostri amici, parenti, conoscenti. Fotocopiate queste pagine
e fate opera di volantinaggio.
Spargete la voce più che potete. Perché laddove la legge non
arriva a tutelare i cuccioli, forse il passaparola più
farlo.